Buongiorno cari lettori oggi volevo dedicare questo intervento su Dante Alighieri. Lo devo ammettere che se si legge la sua opera più famosa cioè la divina commedia non si capisce un bel niente. Per capire a approfondire bisognerebbe leggere anche le note che si trovano in fondo ad ogni libro. Forse sarà il modo come spiega, come la legge, come la interpetra ma c'è da dire che il mio professore d'italiano Antonio Cioffi mi ha fatto innamorare di questa stupenda opera. Fino ad adesso dopo scioperi, assenze, e festività con il programma scolastico siamo arrivati al canto terzo dell'inferno. Spero che continuando gli gli si continui a spiegare quest'opera megnifica. Il canto che mi ha più colpito è il sesto. Vi starete chiedendo ma se tu hai studiato fino al terzo come fai a conoscere il sesto ? La risposta è semplice ed esaudiente: ho studiato a casa da autodidatta. Per chi non conosce o non si ricorda questopera è difficile partire direttamente da li quindi farò un breve riassunto. Come ben sapete all'inizio Dante si trova nella sela oscura. Questo posto orrendo è macabro, nel senso figurato rappresenta un semplice bosco di notte pieno di insidie e trappole. Nel significato allegorico ovvero quello che voleva esprire Dante rappresenta il peccato. Dante vede un colle illuminato, e non rappresenta un colle con una lampadina al neon sopra ma ben si la via della salvezza e lui si dirige verso quella direzione. Mentre cammina, incontra tre animali. Non sono scappati dallo zoo ma rappresento i tre peccati insormontabili dell'uomo. Loro sono la lonza (una specie di leopardo maculato), il leone e la lupa. Essi nell'oridne di come li ho scritti rappresentano sempre nel significato allegorico, la lussioria, la superbia intellettuale e la lupa quello più temuto come animale, l'avarizia umana. Dante che come si autodescrive è un po' pauroso torna indietro. Mentre ritorna sui suoi passi incontra Virgilio il famoso poeta latino (70-19 A.C). Quando lo incontra questi sono i famosi versi "Miserere di me" gridai lui chiunque tu sia ombra o omo certo. Significa letteralemnte abbi pietà di me chiunque tu sia ombra (anima) o omo (uomo).
Dante per non mi ricordo quanti versi scrive la sua risposta che è lunghetta da scrivere. Insomma alla fine dopo tante allegoria questo sconosciuto si identifica come Virgilio il poeta latino che ha scritto L'Eneide. Questo poeta che in tutti i disegni dell'epoca viene rappresentato con un cappuccio blue, lo guida nei tre mondi ultraterreni. L'inferno Purgatorio e Paradiso. Dante non vuole entrare perchè come ho detto prima ha un po di paura. Virgilio con i suoi versi lo convince ad entrare. Lo prese nella mano come due innamorati ed entrano assieme nell'inferno. Lui lo accompagnerà fino al Purgatorio perchè non essendo battezzato non può andare in Paradiso. Li verrà accompagnato da Beatrice. Non sto a spiegarvi come sono i gironi perchè ci sarebbe da scrivere ma l'importante sapere che ne sono sette. Ci sta dopo la porta che porta all'inferno (III canto) l'antiferno dove vengono puniti gli ignavi. Questa categoria di persone vive passivamente non prende decisioni e pensa solo hai fatti propri. Dante li mette proprio nell'antiferno perchè dice che fanno talmente schifo che nemmeno la parte più infondo dell'inferno li accetta. Passiamo direttamente al V canto con Paolo e Francesca. Lui apprezza Paolo e Francesca perchè lui è sempre stato innamorato di Beatrice ma poichè all'epoca i matrimoni erano combinato fu costretto a sposarsi con Gemma Domati. In questo canto (V) la legge del contrappasso è rappresentata da un turbine (specie di uragano) che separa quelli che hanno tradito per amore. Come noteremo solo Paolo e Francesca ruotano insieme nel turbine proprio perchè Dante è come si rispiecchiasse in loro. Dante dopo aver scritto i versi poetici del V canto sviene. Si suppone che Dante non sappia giustificare come va da un posto all'altro allora mette in scena questo fatto dello svenimento. Poi quest'opera è così misteriosa che ancora oggi ci stanno dei dubbi su alcuni canti. Per il beneficio del dubbio accettiamo quello che ci dicono i libri per vero. Dopo essersi ripreso, non si sa ne il perchè ne il per come si trova nel III cerchio dell'inferno (VI canto). Voglio parlare in particolare di questo canto che secondo me mi rappresenta di più. Dante e Virgilio mentre camminano tra il fango e l'odore del letame davanti a loro appare Ciacco. Lui è un personaggio citato oltre da Dante anche da Giovanni Boccaccio in una sua novella. Questo è un nome dove si attribuiva e ancora oggi si attribuisce alla figura di un porco. Ciacco era semplicemente da intendere come il diminutivo dei nomi Jacopo e Giacomo. Non sappiamo quale dei due significati abbia voluto intendere Dante, ma è probabile che intendesse entrambe le interpretazioni come valide. Lascia spazio a numerose interpretazioni, come ad esempio quella di Francesco Da Bruti uno dei più antichi commentatori della Commedia, che suggerisce una natura dispregiativa di questo nome: "Ciacco dicono alquanti che è nome di porco, onde costui era così chiamato per la golosità sua". In realtà l'uso della parola Ciacco come sinonimo di porco non è documentata prima del testo dantesco. Dalle parole di Dante sappiamo solo che egli era ancora in vita quando Dante era nato, per cui si può presumere che sia un personaggio della generazione precedente a quella del poeta. Generalmente non accettata, perché senza alcun riscontro plausibile, è l'identificazione con il poeta Ciacco Dell'Anguillara. Il suo personaggio ha dei tratti grotteschi, per la sua apparizione improvvisa, per i suoi bruschi silenzi (e più non fe' parola... "Più non ti dico e più non ti rispondo") e per quel suo modo di guardare Dante storcendo gli occhi alla fine dell'episodio: forse per lo sforzo di restare seduto mentre il suo destino lo rispinge in basso, forse perché riassalito dalla bestialità del suo girone dopo aver conosciuto quei pochi minuti di lucidità che gli erano stati concessi per parlare con Dante. Dopo il colloquio Virgilio spiega a Dante come sarà la loro punizione dopo il giudizio universale. Con questo si conclude il VI canto.
Vorrei fare una domenda a tutti i lettori, nella scuola scuola italiana si studiano solo i canti più salienti di questa magnifica opera come mai? Come si fa a leggere un libro così? Senza una conseguzio templum è possibile secondo voi? Tra tutti i destinatari di questo intervento arriverà anche alla mia professoressa d'italiano e spero che mi dia una risposta sintetica ed esaudiente. Non continuo perchè per continuare avrei bisogno di tutto il web ma poi sicuramente farò calare l'attenzione del lettore...
Alla prossima recensione
Dante per non mi ricordo quanti versi scrive la sua risposta che è lunghetta da scrivere. Insomma alla fine dopo tante allegoria questo sconosciuto si identifica come Virgilio il poeta latino che ha scritto L'Eneide. Questo poeta che in tutti i disegni dell'epoca viene rappresentato con un cappuccio blue, lo guida nei tre mondi ultraterreni. L'inferno Purgatorio e Paradiso. Dante non vuole entrare perchè come ho detto prima ha un po di paura. Virgilio con i suoi versi lo convince ad entrare. Lo prese nella mano come due innamorati ed entrano assieme nell'inferno. Lui lo accompagnerà fino al Purgatorio perchè non essendo battezzato non può andare in Paradiso. Li verrà accompagnato da Beatrice. Non sto a spiegarvi come sono i gironi perchè ci sarebbe da scrivere ma l'importante sapere che ne sono sette. Ci sta dopo la porta che porta all'inferno (III canto) l'antiferno dove vengono puniti gli ignavi. Questa categoria di persone vive passivamente non prende decisioni e pensa solo hai fatti propri. Dante li mette proprio nell'antiferno perchè dice che fanno talmente schifo che nemmeno la parte più infondo dell'inferno li accetta. Passiamo direttamente al V canto con Paolo e Francesca. Lui apprezza Paolo e Francesca perchè lui è sempre stato innamorato di Beatrice ma poichè all'epoca i matrimoni erano combinato fu costretto a sposarsi con Gemma Domati. In questo canto (V) la legge del contrappasso è rappresentata da un turbine (specie di uragano) che separa quelli che hanno tradito per amore. Come noteremo solo Paolo e Francesca ruotano insieme nel turbine proprio perchè Dante è come si rispiecchiasse in loro. Dante dopo aver scritto i versi poetici del V canto sviene. Si suppone che Dante non sappia giustificare come va da un posto all'altro allora mette in scena questo fatto dello svenimento. Poi quest'opera è così misteriosa che ancora oggi ci stanno dei dubbi su alcuni canti. Per il beneficio del dubbio accettiamo quello che ci dicono i libri per vero. Dopo essersi ripreso, non si sa ne il perchè ne il per come si trova nel III cerchio dell'inferno (VI canto). Voglio parlare in particolare di questo canto che secondo me mi rappresenta di più. Dante e Virgilio mentre camminano tra il fango e l'odore del letame davanti a loro appare Ciacco. Lui è un personaggio citato oltre da Dante anche da Giovanni Boccaccio in una sua novella. Questo è un nome dove si attribuiva e ancora oggi si attribuisce alla figura di un porco. Ciacco era semplicemente da intendere come il diminutivo dei nomi Jacopo e Giacomo. Non sappiamo quale dei due significati abbia voluto intendere Dante, ma è probabile che intendesse entrambe le interpretazioni come valide. Lascia spazio a numerose interpretazioni, come ad esempio quella di Francesco Da Bruti uno dei più antichi commentatori della Commedia, che suggerisce una natura dispregiativa di questo nome: "Ciacco dicono alquanti che è nome di porco, onde costui era così chiamato per la golosità sua". In realtà l'uso della parola Ciacco come sinonimo di porco non è documentata prima del testo dantesco. Dalle parole di Dante sappiamo solo che egli era ancora in vita quando Dante era nato, per cui si può presumere che sia un personaggio della generazione precedente a quella del poeta. Generalmente non accettata, perché senza alcun riscontro plausibile, è l'identificazione con il poeta Ciacco Dell'Anguillara. Il suo personaggio ha dei tratti grotteschi, per la sua apparizione improvvisa, per i suoi bruschi silenzi (e più non fe' parola... "Più non ti dico e più non ti rispondo") e per quel suo modo di guardare Dante storcendo gli occhi alla fine dell'episodio: forse per lo sforzo di restare seduto mentre il suo destino lo rispinge in basso, forse perché riassalito dalla bestialità del suo girone dopo aver conosciuto quei pochi minuti di lucidità che gli erano stati concessi per parlare con Dante. Dopo il colloquio Virgilio spiega a Dante come sarà la loro punizione dopo il giudizio universale. Con questo si conclude il VI canto.
Vorrei fare una domenda a tutti i lettori, nella scuola scuola italiana si studiano solo i canti più salienti di questa magnifica opera come mai? Come si fa a leggere un libro così? Senza una conseguzio templum è possibile secondo voi? Tra tutti i destinatari di questo intervento arriverà anche alla mia professoressa d'italiano e spero che mi dia una risposta sintetica ed esaudiente. Non continuo perchè per continuare avrei bisogno di tutto il web ma poi sicuramente farò calare l'attenzione del lettore...
Alla prossima recensione
1 commento:
Che bel post. Complimenti davvero. Baci Antonella
Posta un commento